
Esperienze
10 Gen 2019

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OZITALY: ITALIA CHIAMA AUSTRALIA
Incontro Francesca in una fresca mattina di inizio autunno. Ci diamo appuntamento in un bar di Conegliano. Dopo le reciproche presentazioni e le prime battute per sciogliere il ghiaccio, Francesca si rivela subito per quello che è: un vulcano in continua eruzione. Emana energia positiva da ogni centimetro quadrato della sua pelle, parla con entusiasmo ed allegria e ti fa sentire subito a tuo agio. Quella che doveva essere una classica intervista si trasforma in una piacevole e disordinata chiacchierata e le due ore trascorse insieme volano senza rendersene conto. Parliamo di giovani, della mancanza di un centro culturale a Conegliano o limitrofi, del bisogno di viaggiare, di QualBuonVento, della bellezza dell’Italia, di asili, della difficoltà di delegare, della Nuova Zelanda e di molto altro. Naturalmente parliamo anche della sua creatura professionale: OzItaly. OzItaly seleziona giovani australiani e li mette in contatto con famiglie italiane, principalmente venete. Le famiglie li ospitano per un minimo di un mese e un massimo di tre, garantendo loro vitto ed alloggio. In cambio ricevono otto ore di lezioni di inglese a settimana. Sia la famiglia e sia i tutor pagano un corrispettivo ad OzItaly. Ecco cosa ci siamo dette.
Quand’è la prima volta in cui sei stata in Australia? E l’ultima?
La prima volta è stata nel 2006. Dopo quattro anni in cui ho viaggiato il mondo lavorando nei villaggi turistici, a contatto continuo con le persone, senza mai un momento per me, ho sentito la necessità di allontanarmi da tutto ciò. Così sono partita per l’Australia, allo sbaraglio, con un’amica. Dopo una settimana ci siamo divise ed io ho inizialmente lavorato negli asili a Sydney e girato l’Australia in lungo e in largo. Sono tornata nel 2012, quando mi sono iscritta all’università per diventare insegnante e l’ultima nel 2016.
Com’è nata l’idea di OzItaly?
È un’idea che è maturata nel corso degli anni. Nei periodi in cui mi trovavo in Italia ero assalita da genitori e altri insegnanti i quali mi chiedevano aiuto perché non trovavano insegnanti di madrelingua inglese. Così ho iniziato a riflettere. Nel 2016, la mia ultima volta in Australia, ho lavorato come insegnante, volevo portare la lingua e la cultura italiane lì. Invece mi sono ritrovata in un collegio privato ad insegnare francese! La struttura era bellissima, niente da dire, tant’è che mi chiedevo «Come hanno fatto a prendere proprio me?!», ma non mi piaceva. Non mi piaceva vedere come insegnavano l’Italiano e non mi piaceva vedere che i ragazzi non lo imparavano per interesse, ma solo perché era una materia scolastica obbligatoria. Io non volevo diventare la classica insegnante che è costretta a dire «Studia studia studia!» e basta. Così ho iniziato a pensare a cosa avrei potuto fare per cambiare la mia situazione e nella mia mente ha iniziato a delinearsi ciò che poi sarebbe diventato OzItaly: in Italia mancano madrelingua inglesi e gli Australiani non sanno realmente cos’è la lingua e la cultura italiane. Se potessero venire in Italia, capirebbero realmente cosa sono l’Italia e l’italiano, qui avremmo madrelingua inglesi ed io sarei contenta. L’idea si è poi rafforzata durante uno degli ultimi Summer Camp in cui ho lavorato qui, in Italia. Tra gli insegnanti c’erano alcuni ragazzi inglesi che avevano preso in affitto un appartamento a Scomigo. Loro erano esterrefatti dalla zona. Erano esterrefatti da Scomigo!! (quasi gridando, con un’espressione incredula sul volto, n.d.r. ). Ed io ero esterrefatta da loro, dal fatto che per loro tutto fosse stupendo. Questo mi ha fatto capire che se l’Italia faceva breccia su di loro, cittadini europei, sicuramente la stessa cosa sarebbe successa con gli Australiani. Grazie a questi ragazzi inglesi, ho anche iniziato a vedere ciò che mi circonda con occhi diversi e ad apprezzare tutto ciò che il mio paese offre.
Quali difficoltà hai incontrato nel realizzare la tua idea? Hai fatto tutto da sola?
OzItaly è operativo da ottobre 2017, ma ci ho messo mesi a creare il tutto. Passavo le giornate in internet a leggere e studiare servizi simili, prendevo spunto di qua e di là. Non avevo nessuna esperienza in campo imprenditoriale e non sapevo nulla di marketing, di Instagram, di Facebook. Anzi, io odiavo stare davanti ad un computer. Ho fatto, e sto facendo tutto da sola, a parte il logo che lo ha creato mio fratello.
Da dove vengono le famiglie ospitanti?
Fino ad ora ci sono state famiglie di Segusino, Conegliano e Padova, ma sono stata contattata anche da un paio di famiglie dalla Liguria. Non vedo motivi per dire loro di no, ma preferirei concentrarmi sul Veneto: ci tengo ad incontrare personalmente le famiglie che ospiteranno i tutor. Così riesco a capire meglio come sono e posso assicurare un servizio di qualità. Se le famiglie vivono in un’altra regione, diventa più complicato, ma si fa comunque: ci sono gli smartphone, c’è Skype, ci sono le foto. Poi, un giorno, magari, OzItaly sarà così grande e avrò tanti collaboratori in tutta Italia [n.d.r. ride]. Scherzo, al momento non penso a questo. Mi piace pensare in piccolo. Poi mi piace l’idea che sia un servizio personalizzato, ci tengo all’elemento umano e voglio che rimanga qualcosa di intimo.
Le famiglie ospitanti e i tutor devono avere qualche requisito particolare per prendere parte allo scambio?
Per quanto riguarda le famiglie, devono semplicemente assicurare vitto ed alloggio al tutor. Per quanto riguarda i tutor, ho fissato solamente un limite di età: devono avere almeno 22 anni, semplicemente per una questione di maturità. Non voglio che prendano l’esperienza alla leggera, deve essere chiaro che hanno un compito ben preciso: insegnare l’inglese. A parte ciò, la selezione avviene in maniera molto naturale e la distanza aiuta perché fa da filtro: partire dall’Australia per arrivare in Italia diventa una scelta inevitabilmente ponderata e convinta.
Hai avuto, o hai, paura che OzItaly possa non funzionare?
No! Ovvio ci saranno momenti di difficoltà, ma sono convinta che funzionerà. Italia e Australia sono complementari, si attraggono. Inoltre OzItaly non è definito e rigido, è flessibile, si può evolvere ed espandere.
Elenca tre aspetti positivi e tre aspetti negativi di questo lavoro.
Gli aspetti negativi… Mmmm, prima di tutto il fatto di essere da sola, non c’è un team; poi il fatto di essere qualcosa di assolutamente nuovo per me e quindi a volte non so come agire e come muovermi; infine il fatto che non sia un lavoro d’ufficio e non ti permette mai di rilassarti, non hai orari, invade la tua sfera personale. Gli aspetti positivi? Beh, sono tanti… il contatto con l’Australia, paese che io amo alla follia, la possibilità di vedere con occhi diversi il mio paese e apprezzarlo maggiormente, la flessibilità del progetto, la fortuna di conoscere persone affini a me.
Abbiamo finito. Grazie mille, Francesca!
Grazie a te!
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