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13 Set 2018
AGRICOLTURA: MUSICA, ENOLOGIA, INNOVAZIONE
Il sodalizio fra musica e mondo reale non finisce mai di stupirmi: dopo aver scoperto le varie connessioni fra musica e salute, grazie ad un fortunato consiglio, ho approfondito anche lo stretto rapporto fra musica e mondo vegetale, arrivando a scoprire il mondo dell’agricoltura non convenzionale.
Monica Gagliano, ecologa evoluzionista della University of Western Australia, sostiene che i ricercatori siano alla continua ricerca di una prova sulle modalità di comunicazione fra le piante e non nega che, nel prossimo futuro, al posto di pesticidi o fertilizzanti, l’agricoltura comincerà ad utilizzare la musica per inibire e migliorare la velocità di germinazione.
Un interessante esperimento condotto dal famoso direttore d’orchestra Peppe Vessicchio, sembra confermare la qualità rigeneratrice della musica: gli ettari sottoposti al “trattamento musicale” (a base di sinfonie e vibrazioni pure) hanno mostrato miglioramenti in termini quantitativi e qualitativi e, cosa più importante, nessuna delle coltivazioni è stata sterilizzata o soggetta ad uso di fitofarmaci. Stefano Mancuso, direttore del Laboratorio internazionale di Neurobiologia vegetale dell'università di Firenze, dimostra con un suo studio come le radici vegetali siano molto sensibili a specifiche frequenze; l’ipotesi della stessa dottoressa Gagliano riguarda infatti la possibilità che le piante si scambino informazioni attraverso vibrazioni sonore (e non solo segnali elettromagnetici come fino ad oggi pensato) vista anche la grande varietà di mezzi di trasmissione del suono-messaggio. Tuttavia gli esperimenti sono ancora poco rilevanti e l’incertezza sulla ricezione del messaggio da pianta a pianta è ancora molto alta.
Ma se da una parte l’incertezza ancora regna sovrana, dall’altra parte i risultati non si fanno attendere: vegetazioni più floride e tesi sul rapporto musica-biologia hanno avuto un valido riscontro al Vinitaly 2016, dove sono state presentate alcune bottiglie di Montepulciano d'Abruzzo prodotte con questo metodo “biodinamico a trattamento non convenzionale”, come da dicitura del produttore: il vino è risultato mutato sia sul piano chimico che organolettico.
Una successiva ricerca dell’Università di Firenze ha approfondito il caso: i grappoli d’uva, sotto stimolazione delle sinfonie di Wolfang Amadeus Mozart, sono risultati meno soggetti a malattie e il processo di maturazione più rapido. Un esperimento del 2009 in una scuola austriaca ha infatti dimostrato che il tasso di glicerina, dopo aver sottoposto le viti al trattamento mozartiano, sarebbe aumentato mentre quello dello zucchero calato: «Con l'aumento della glicerina si genera il cosiddetto mouthfeeling, il vino diventa più secco, più maturo, il sapore più tondo, ricco e denso» spiega collega Thomas Köberl, enologo e co-fondatore dell’azienda Sonor Wines; «l’esoterismo non c’entra nulla: è l'effetto dalle onde sonore sul lievito che migliora il processo di fermentazione» sostiene il suo collega Markus Bachmann. Non solo Mozart: Vivaldi, Haydn, Bach, orchestre jazz e musica elettronica sembrano cambiare notevolmente le proprietà organolettiche dei vini; conseguenze mai spiegate dalla scienza ma sempre più in voga fra i viticoltori italiani ed austriaci.
Che la musica fosse un ristoro per l’anima era risaputo già da tempo, ma chi di voi immaginava che fosse anche così importante per il nostro bel mondo vegetale? Abituati a pensare alla natura come luogo di silenzio e sinfonie nitide come canti d’uccello e fruscii d’albero, quanti davvero sapevano che il tocco di un violino fosse così importante? Le sorprese sono come foglie, non si contano.
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