I muri della gentilezza

“Se non ne hai bisogno, lascialo. Se ti serve, prendilo”

I muri, di solito, proteggono, riparano, dividono, escludendo. Ma possono diventare anche luogo di relazione attraverso lo scambio di doni. Questo è l’atto rivoluzionario che ha portato in molte città italiane all’allestimento dei muri della gentilezza. L’ultimo allestito, lo scorso 7 gennaio, si trova a Milano per iniziativa dell’Associazione Tempio del Futuro Perduto. È un muro su cui a qualsiasi ora del giorno e della notte si possono trovare appesi vestiti, beni di prima necessità, libri e molto altro, a disposizione di chi ne ha più bisogno. Il muro ha registrato in poche settimana un boom di donazioni. I milanesi hanno risposto a questa iniziativa in modo molto positivo: a un mese dalla nascita del Muro sono stati donati otre 10mila capi d’abbigliamento, circa 1500 libri, centinaia di giocattoli e beni per la cura dell’igiene o per combattere il freddo invernale.

I cosiddetti walls of kindness (muri della gentilezza) sono nati nel 2015 nella città iraniana di Mashhad: stando a un servizio della tv inglese Bbc, un signore - anonimo - avrebbe piantato dei chiodi in un muro e attaccato degli attaccapanni, aggiungendo un biglietto con su scritto: “Se non ne hai bisogno, lascialo. Se ti serve, prendilo”. Questo è diventato lo slogan del muro della gentilezza che si è poi diffuso in diverse aree del mondo, anche in Italia, per effetto della risonanza della bellezza di quel gesto totalmente gratuito, disinteressato. È un gesto che evidenzia la capacità delle persone di agire autonomamente per aiutare le fasce più deboli della popolazione, in mancanza di interventi risolutivi da parte del governo. Una bella testimonianza di altruismo: donando e contraccambiando si creano le basi per una solidarietà sociale che mette in primo piano, sempre, gli ultimi, tutelando, anzi elevando, la dignità umana. Nessuno mai può essere tanto povero da non poter essere utile a un altro essere umano. La logica del dono comprende tutti e crea un circolo virtuoso.

A volte i muri della gentilezza si scontrano con una realtà che non li favorisce, come è successo a Palermo e a Roma: muri dismessi perché non controllati o trasformati in discarica. Come si può evitare allora il fallimento di questa bella idea di solidarietà? L’esempio ci viene dalla Svezia: nella città di Uppsala il muro della gentilezza è diventato un’istallazione artistica che svolge una funzione sociale e nello stesso tempo abbellisce la città. Un modello replicato anche in alcune città italiane, tra cui Trento, dove l’armadio posizionato in piazza Fiera per poter appendere gli abiti usati è stato decorato dallo street artist Senka Semak. A Bologna il muro della gentilezza funziona perché gestito dall’asilo nido “La Trottola” che l’ha attivato per aiutare in particolar modo i bambini in difficoltà condividendo giochi e indumenti. A Parma dopo essere stato dismesso, il muro della gentilezza è ritornato al grido “I muri, di solito, dividono… questo unisce… non toglietelo!”: tra i doni chiusi nelle buste di plastica ci sono sciarpe e guanti di lana, cuffie, felpe e maglioni, camicie e giubbini, calzettoni… chi vuole può lasciare qualcosa, mentre chi ne ha bisogno può prendere senza chiedere nulla.

Una bella iniziativa da condividere e da valorizzare.






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