Parola del giorno
02 Mag 2021
Dimorare
Dopo che Gesù si è rivelato come “il pastore bello”, comunemente detto “buon pastore”, nel brano del Vangelo di questa domenica, egli stesso si rivela come “la vite vera” e i discepoli sono i tralci che devono rimanere in Lui, poiché solo rimanendo in Lui, possono, come afferma Luca, consolidarsi e camminare nel timore del Signore. Perciò sono chiamati ad osservare i suoi comandamenti poiché “chi osserva i suoi comandamenti rimane in Dio e Dio in lui”
Gesù è la vite vera, il Padre è il vignaiolo, i discepoli sono i tralci
Dunque se Egli è la vite vera, i suoi discepoli sono i tralci. All’immagine della vite Gesù associa il tralcio, immagine dei suoi discepoli, coloro che entrano in comunione con Lui e diventano così membri del nuovo popolo di Dio. Il Padre suo, viene definito come vignaiolo e, in quanto tale, Egli taglia i rami infruttuosi e pota quelli che danno frutto. Il Padre pota cioè monda e rende puro, Lui purifica i tralci che devono portare frutto. Per tale motivo, bisogna rimanere in Gesù. I credenti sono i tralci e se vivono uniti a Lui, come il tralcio vive dalla linfa della vite, godono della vita piena e portano frutti (cfr.Gv15,1-7). Se, invece, si staccano dalla vite, seccano e vengono bruciati. L'immagine punitiva, del tralcio secco che viene bruciato, riprende le parole del profeta Ezechiele quando avverte gli israeliti a rimanere fedeli al Signore per non essere bruciati: «Come il legno della vite fra i legnami della foresta io l'ho messo sul fuoco a bruciare, così tratterò gli abitanti di Gerusalemme» (Ez 15,16).
Rimanere per portare frutti
Gesù presenta la relazione che c’è tra Lui stesso e il discepolo che rimane in Lui. In tal modo il rapporto che unisce Gesù al Padre è posto sullo stesso piano di quello che unisce Gesù ai suoi. Rimanere è dunque quel lavoro interiore in cui il discepolo, sull’esempio di Gesù, obbedisce alla volontà del Padre e porta al mondo il frutto dell’amore. Rimane in Gesù chi obbedisce e chi osserva i comandamenti di Dio e chi fa quello che è a Lui gradito. Infatti, Giovanni nella sua prima Lettera afferma: “questo è il suo comandamento: che crediamo nel nome del Figlio suo Gesù Cristo e ci amiamo gli uni gli altri, secondo il precetto che ci ha dato. Chi osserva i suoi comandamenti rimane in Dio e Dio in lui. In questo conosciamo che egli rimane in noi: dallo Spirito che ci ha dato”. E’ necessario amare non a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità. Gesù insegna che il frutto più desiderabile è assimilare la sua parola e rimanere in Lui nell’amore.
Il discepolo missionario, come ha ben ricordato Papa Francesco, deve rimanere in Gesù per avere la linfa, la forza, per avere la giustificazione, la gratuità, per avere la fecondità e Lui rimane in noi per darci la forza del [portare] frutto (cfr. Gv. 15,5), per darci la forza della testimonianza con la quale cresce la Chiesa.
P. Osorio Citora Afonso, missionario della Consolata
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