
Non solo materia
29 Lug 2017
In vacanza… “Tra le granite e le granate”
Ormai è risaputo. Dietro ai ritornelli allegri di Francesco Gabbani c’è sempre una lettura lucida e profonda del nostro tempo. Se Occidentali’s Karma (che ha vinto il Festival di Sanremo 2017) metteva in luce l’ossessione dell’apparire in contrapposizione all’essere, l’ultimo singolo Tra le granite e le granate (che è già tormentone) racconta alcune illusioni della vita contemporanea legate al tema del viaggio.
Il brano è uno spaccato sarcastico su come sia possibile vivere in modo negativo anche situazioni positive, che pure, fino a prima, costituivano i nostri massimi desiderata.
Pensiamo alla vacanza. Viviamo tutto l’anno in attesa della vacanza, in essa proiettiamo la nostra felicità. E poi… ci troviamo a lottare per sostenere questa felicità: «macellerie sudate in coda nei musei», villaggi turistici affollati, «spiagge arroventate», sgomitate tra la folla per scattare foto… insomma, andiamo alla ricerca di granite e poi ci ritroviamo a lanciare granate.
Sono gli stereotipi di chi finalmente è in vacanze e quindi deve divertirsi, soprattutto per mostrarlo agli altri. Oggi i luoghi della vacanza diventano set fotografici per social-esibizionisti (non a caso Gabbani ha girato il video in una spiaggia finta), perché è più importante mostrarsi felici che esserlo veramente, godendosi l’esperienza per conto proprio tranquillamente.
Così compriamo pacchetti d’illusoria felicità («la tua vacanza in un pacchetto omaggio»). Ci illudiamo di fuggire verso un’oasi di pace e tranquillità dove si spezza la routine e si ricaricano le energie, in realtà «davvero non andiamo mai oltre delle nostre suole», perché ripercorriamo i momenti tipici che si ripetono ogni estate (creme solari su «corpi flaccidi», giochi d’acqua, locali alla moda, «hotel di lusso nei villaggi dei pigmei», competizioni di selfie). E cadiamo schiavi di luoghi comuni, compiamo movimenti esteriori forzati, che non ci toccano, non ci cambiano: «non partiamo mai / ci allontaniamo solo un po’ / diamo alla vita un’ora / perché al ritorno sembri nuova».
Non è questo il senso del viaggio. Partire davvero significa lasciare a casa il proprio bagaglio di certezze e aprirsi all’incontro, mettersi in gioco. Provare interesse e stupore per tutto ciò che è nuovo. Confrontarsi. Crescere.
Il viaggio non è un morso di felicità e non è solo il moto verso un luogo, ma un percorso che ognuno di noi compie nella propria esistenza.
L’esistenza in se stessa, nella sua ordinarietà, è un viaggio, un’avventura, una continua scoperta. Non riponiamo le nostre speranze in un’ora di extra-ordinarietà, perché quell’ora non basterà mai a dare senso di pienezza alla nostra vita!
Possiamo anche restare fermi e muoverci di fatto, perché ogni attimo è assaporato, ogni luogo è meta, ogni cosa è scoperta. Dalla routine si esce davvero viaggiando dentro l’esistenza.
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