Nei prati della Calpena

Transumanza (Parte I)
Da qualche anno in via Calpena a San Vendemiano (TV), tra le colline del Prosecco, custodito da un pastore, c’è anche un patrimonio culturale immateriale dell’umanità.
I numerosi passeggiatori, runners e ciclisti che quotidianamente frequentano il percorso ad anello della Calpena avranno certamente notato in una curva delle pecore brucare l’erba. Lungo questa strada, protetto dalle colline, vegliato dalla Villa Lippomano, ai piedi della Monticella in un prato recintato, si trova, quasi invisibile, immateriale il patrimonio culturale dell'umanità che qui vogliamo svelare: lantico mestiere della transumanza del pastore Loris Carlet.
La parola transumanza deriva dal latino trans attraverso e humus suolo/terreno, e significa, appunto, transitare sul suolo, attraversare i luoghi.
L’Unesco, nel 2019 a Bogotà, ha proclamato la transumanza patrimonio culturale immateriale dell’umanità. La transumanza è un’antica pratica della pastorizia che consiste nella migrazione stagionale del bestiame e delle greggi. L’Unesco ha riconosciuto due tipi di transumanza, quella verticale tipica nelle aree di montagna e quella orrizzontale nelle regioni pianeggianti.
I pastori transumanti hanno una conoscenza approfondita dell’ambiente, dell’equilibrio ecologico tra uomo e natura e dei cambiamenti climatici: si tratta infatti di uno dei metodi di allevamento più efficienti.
Come ha evidenziato l’Unesco, nella sua motivazione, la pratica della transumanza, rispettosa del benessere animale e dei ritmi delle stagioni, è un esempio straordinario di approccio sostenibile.
Un lavoro e una tradizione che affonda le sue radici sin nella Preistoria e si sviluppa anche tramite le vie erbose dei “tratturi” che testimoniano e modellano, oggi come ieri, anche le relazioni tra le comunità.

Di quest’anno è l’accordo di partenariato della Regione Veneto "Parchi, pastori, transumanze e grandi vie della civiltà" all’interno del progetto Parcovie 2030 che vuole preservare il fascino dei sentieri e valorizzare la transumanza anche in quanto indotto economico.

L’attività del pastore transumante Loris Carlet ha sede proprio a San Vendemiano in via Calpena. Lo sappiamo, i pastori sono di poche parole, schivi, ma questa volta Loris ha aperto il suo cuore per farci capire la sua scelta di vivere con gli animali tra la natura.

«Tutto cominciò nel 2004 quando un pastore passò davanti casa e mi regalò un agnellino. Mi appassionai e l’anno succesivo ne acquistai un altro, poi un altro, un altro ancora...
La passione che avevo dentro fin da piccolo per gli animali  penso che me l’abbia trasmessa  mio nonno paterno, Giovanni Carlet, classe 1912, che già nel 1938 pascolava le vacche e le pecore nella valle del Posocol di Cordignano.
Nel 2013 arrivai ad avere nel mio terreno davanti casa, in Calpena, una ventina di pecore con un ricovero in legno. Le pecore potevano brucare in un prato di circa 10.000mq attorniato da vigneti.
L’anno successivo, l’erba non bastava più, poiché il gregge aumentava per i continui parti, e mi trovai davanti ad una difficile scelta: avrei dovuto trovare altri prati o vendere le pecore a qualcun’altro, rinunciando alla mia attività all’aria aperta.
Fortunatamente, nella primavera del 2014, venni a sapere che il proprietario della malga  Salamina di Cordignano cercava qualcuno a cui affidare un pascolo  di 20.000mq. Accettai la proposta e transumai verso la montagna. Lo stesso anno mi proposero di far pascolare le mie 20/30 pecore anche in prossimità della malga Bira sul monte Castelir di Sarmede (609m s.l.m.) e in altre malghe nell’incantevole valle del monte Posocco.
In autunno, venendo a mancare l’erba in quota, svernai a San Vendemiano, in via Calpena, dove nacquero parecchi agnelli.
Con soddisfazione, nel 2015, le pecore divennero 50; nel mese di gennaio, m’invitarono a sfilare al Palio delle contrade di S. Antonio Abate a Cosniga.
Per evitare al mio gregge l’abbandono del territorio prealpino, delle persone, l’estate successiva, mi affidarono altri pascoli; decisi allora di fare un investimento acquistando altre pecore.
Da quella primavera col gregge divenuto vagante mi sposto quasi ogni giorno alla ricerca dell’erba dei prati più fiorenti.

(continua…)

(Intervista di Adriano Armellin)






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