Le note poetiche di Leonard Cohen

Poeta, romanziere, cantautore, Leonard Cohen è un artista complesso e affascinante. La sua voce "simile a un rasoio" e le sue canzoni hanno influenzato generazioni di cantautori (da Nick Cave a Fabrizio De André).

«Per sua natura, una canzone deve muovere da cuore a cuore». Questo il manifesto poetico con cui Leonard Cohen ha costruito non solo la sua carriera artistica, ma anche la sua stessa vita. Intimista, malinconico e anticonformista per natura - come i veri grandi artisti, Cohen esplora le molteplici possibilità umane, anche quelle più remote, penetrando, con intelligenza e sensibilità, nelle infinite trame esistenziali. La sua musica si avvicina alla poesia, al sentimento delle cose sfiorate ed allusive solo in apparenza. Nulla è casuale nell'universo musicale e poetico di Cohen; al contrario, ogni scelta - stilistica e testuale - risponde ad una precisa logica, volta a trasmettere un messaggio a lungo meditato o, più semplicemente, un'emozione a lungo ricercata e indagata.

L'artista canadese, in Italia, è conosciuto soprattutto dagli amanti e dagli intenditori della musica cantautoriale, a partire dalle tre splendide cover che Fabrizio De André gli ha dedicato (Suzanne, Nancy e Giovanna d'Arco); forse non tutti sanno che Hallelujah, canzone portata al successo da Jeff Buckley nel 1994 e resa famosa da molteplici cover di artisti internazionali (Bob Dylan, Bon Jovi, John Cale, solo per citarne alcuni), è, in realtà, uno dei tanti capolavori di Leonard Cohen.

Il suo album d'esordio, Songs Of Leonard Cohen, uscito nel 1968, è quanto di più lontano si possa immaginare dagli umori rivoluzionari di quel tempo: mentre cantautori come Bob Dylan e Joan Baez scendono nell'arena politica, Cohen ripiega sull'individuo. Il suo universo ruota attorno a una serie di coppie antinomiche: eros-religione, santo-discepolo, peccato-redenzione, vincente-perdente, schiavo-padrone; ciascuna antinomia è letta in un continuo ribaltamento di posizione, poiché, per Cohen, c'è sempre gloria e luce anche nella sconfitta e nelle trame più buie dell'esistenza.

Dell'ultimo suo album, Popular Problems (2014), segnalo, in particolare, Slow, un vero e proprio manifesto contro la società contemporanea, o meglio, contro la società del fast: la velocità è il tempo delle macchine, della tecnologia, ma non è - né potrà mai essere - il tempo degli uomini. Leonard Cohen - con questa canzone dalle tonalità blues - ci regala una traccia da seguire, prendendo coscienza che andare piano non vuol dire affatto "oziare" o "perdere tempo", ma, al contrario, "prendersi il tempo necessario".

 

 
 





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