Rive / Piere / Casère e il popolo delle colline: la dedizione di altri tempi in mostra a Treviso

Arcangelo Piai e Corrado Piccoli descrivono, «con la forza pacifica e creativa della luce» una civiltà, data per morta, che invece ha ancora molto da dire (e offrire) al tempo presente…

Fino al 18 dicembre gli Spazi Bomben di Treviso ospitano la mostra “Rive / Piere / Casère e il popolo delle colline, a cura di Miro Graziotin, con fotografie di Arcangelo Piai e Corrado Piccoli, organizzata in collaborazione con la Fondazione Benetton Studi Ricerche. Un percorso espositivo da ascoltare, prima che da guardare, perché l’intento è quello di dare voce a chi abita, vive e ha reso un patrimonio dell’umanità quella piccola parte del territorio delle Colline del Prosecco, oggi riconosciute anche dall’UNESCO.

Protagoniste sono le strutture (casèi e casère) che punteggiano il riconoscibile panorama di colline decorate, ma anche e soprattutto chi così l’ha plasmato: donne e uomini che ancora lo abitano, lo vivono e se ne prendono cura. Una voce corale che trova espressione attraverso una settantina di fotografie. I visitatori entrano così quasi in confidenza con le tre sezioni, denominate “I luoghi, le cose e un po’ gli uomini”, come si trattasse di un’atmosfera famigliare. D’altra parte così lo si deve percepire, perché il racconto che le immagini narrano, pur nella nostalgia di tempi e luoghi che si fanno sempre più remoti, infatti, entra a far parte di tutti noi, testimone di un passato che vive e si narra con intensità.

L’esposizione trova espressione anche in un libro omonimo, “Rive / Piere / Casère e il popolo delle colline”, pubblicato da Antiga Edizioni, esito di cinque anni di “cammino” e di lavoro a partire da una ricerca dedicata alla collina e in particolare ai borghi investiti dal fenomeno “Prosecco” nella Valdobbiadene, che verrà presentato venerdì 2 dicembre alle ore 18 negli Spazi Bomben di Treviso.

«Arcangelo Piai e Corrado Piccoli raccontano, con la forza pacifica e creativa della luce – spiega Miro Graziotin – il tramonto, definitivo?, di una cultura figlia di una civiltà che, data per morta, mostra tuttavia nei lacerti collinari un’inesausta vitalità ai limiti della resistenza. Camminando per queste distese asperità accompagnati dalla perticazione di Carlo Rubini e dal complice censimento di Daniele Ferrazza si percepiscono i battiti del cuore di questa terra che, come la sua gente, è inquieta e in cammino. E in questa Valdobbiadene il viandante li incontra nei girapoggio, sui crinali, sui pianori... ovunque casèi e casère; muti edifici che trasudano storia, nella solitaria postura dell’abbandono; in quelle seconde case si sono consumate vite tra le rive e le vigne nelle terre alte del Prosecco. Varcati quegli usci ci vengono incontro i cascami di una civiltà che per assuefazione definiamo contadina; ma ciò che traspare dalle penombre sono i simulacri di una civiltà senza aggettivi, forgiati da un’umanità industriosa e resistente nel fluire secolare di fatica e di mestieri».

Un popolo delle colline che, in un mondo in continua e rapida evoluzione, si prende cura di pregiati vigneti e vive in questi casolari semplici e materici, in un ancestrale rapporto di rispetto reciproco tra uomo e natura, alle radici di un’umanità che ha fatto dell'accudimento del Creato una missione.

Nelle sale affrescate degli spazi Bomben c’è anche la possibilità di prender parte alla visione di un video di 8 minuti che ha l’intento di dare voce al popolo delle colline, ad alcuni tra coloro che hanno scelto di restare, o di tornare, in un’ottica che non ha scopo nostalgico ma descrive la «fierezza discreta di chi alleva futuro con la fatica e la passione che solo la terra può esigere con inusitata intensità».

La mostra Rive / Piere / Casère e il popolo delle colline resterà aperta fino a domenica 18 dicembre, il giovedì e il venerdì ore 15-19, sabato e domenica ore 10-13, 15-19, a ingresso libero, presso gli Spazi Bomben di via Cornarotta 7, a Treviso. Per maggiori informazioni: Fondazione Benetton Studi Ricerche, www.fbsr.it, fbsr@fbsr.it.






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