Da Sottoguda ad Alleghe scoprendo la val Pettorina

Nelle giornate di tempo incerto per non dire brutto è bello affidarsi alle quattro ruote per visitare luoghi che altrimenti sarebbero solo di passaggio.
Il nostro itinerario inizia dopo Malga Ciapela con il Piz Guda (2132 m.) che si staglia sopra di noi.
Seguendo la SP641 si arriva ad un ponte, appena oltrepassata una galleria. Un piccolo spiazzo sulla sinistra, rispetto al senso di marcia, permette di parcheggiare l’automobile. Con molta attenzione, perché non esiste un vero e proprio marciapiede e ci si trova in un punto pericoloso per il traffico che sopraggiunge, si possono scattare delle fotografie sui sottostanti Serrai di Sottoguda.
Al primo impatto si rimane sbigottiti. Sapevo che la tempesta Vaia abbattutasi su questi luoghi tra il 26 ed il 30 ottobre 2018 aveva fatto disastri, ma in questo modo, non immaginavo proprio!
La spettacolare gola che unisce la Marmolada al paese di Sottoguda è inaccessibile. Il tracciato pedonale di circa due chilometri è distrutto, i ponti sono inservibili, i muri che facevano pure da argine sbriciolati, il greto del torrente Pettorina svuotato.
Le rocce che compongono i Serrai sono i calcari della Marmolada, formatisi circa 235 milioni di anni fa (senza dunque subire il processo di “dolomitizzazione”), ed hanno un notevole valore geologico. Per questo è partita ufficialmente la corsa per farli tornare al loro splendore con la Fondazione Dolomiti Unesco che ha già deliberato nel novembre scorso l’impegno per la progettazione del recupero dei Serrai.
Pochi minuti di auto e si giunge al piccolo centro di Sottoguda. Qui esiste una secolare tradizione del ferro battuto artistico e vi sono diversi produttori in pochi metri.
Dal finestrino dell’auto si vede ancora come il maltempo ha colpito questi territori tanto belli quanto fragili. Basta guardarsi attorno e si notano frane o smottamenti che si sommano al già desolante scenario delle piante cadute dopo la tempesta Vaia che ha interessato 100mila ettari di terreno, ha raso al suolo 28mila alberi e lasciato a terra 3 milioni di metri cubi di legname.
Siamo giunti a Caprile: frazione di Alleghe, a 1023 m di altezza. Si trova a poca distanza dalla confluenza dei torrenti Fiorentina e Pettorina nel Cordevole e rappresenta un nodo strategico di comunicazione verso la Marmolada.
La pausa pranzo ha permesso al cielo di schiarirsi un po’. Scendiamo quindi dalla macchina e andiamo verso il lago di Alleghe. Subito notiamo che il torrente Cordevole è colmo di detriti di ogni genere. Purtroppo l’impatto visivo è devastante. Per raccapezzarmi cerco su internet degli articoli di giornale e leggo: «Il lago di Alleghe oggi è uno stagno – ha detto il Governatore del Veneto Luca Zaia – per riportarlo a ciò che era dovranno essere rimossi 500 mila metri cubi di detriti, pari a 20 campi da calcio alti due metri o a 25 mila camion. I detriti, però, non saranno portati tutti a valle, con conseguente via vai di mezzi, bensì utilizzati principalmente per costruire una pista ciclabile lungo il torrente Cordevole e per rafforzare la sponda destra di quest’ultimo, particolarmente soggetta all’erosione”. La fine dei lavori, già appaltati, è prevista per il primo semestre del 2022 come ha spiegato Francesco Trevisan, capo dell’ufficio tecnico di Veneto Acque.
Arrivati al lago, ci accoglie sullo sfondo il Monte Pore (2405 m) con la sua caratteristica forma piramidale. Composto in gran parte da materiale di genesi vulcanica, questo monte è famoso per il ruolo chiave che ha ricoperto nella storia ed economia delle Dolomiti a partire dal Medioevo. Dalle sue pendici, e più precisamente dalle miniere del Fursil, si estraeva infatti un particolare minerale di ferro, la siderite manganesifera, che opportunamente lavorata conferiva proprietà acciaiose al ferro ricavato (elasticità, resistenza e bassa ossidabilità) e che conseguentemente era molto richiesto in tutta Europa, soprattutto nella produzione di armi.
Scorgiamo anche il Sottogruppo di Pape con Cima Pape (2503 m) come massima elevazione. Anche questa montagna non si compone esclusivamente di dolomia, ma massicciamente anche di rocce vulcaniche e metamorfiche, come si può osservare facilmente confrontandolo con le vicine Pale di San Lucano. L’adesione della colata vulcanica della Piattaforma Porfirico-Atesina alla barriera corallina che forma la dolomia si nota bene nei pressi di Forcella Gardes.
Con la vista del Monte Civetta che si staglia sopra le sue acque, concludiamo la gita.
 
Fonte testo e immagini: Fausto Forni





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