
Escursioni
09 Ott 2018

Monte Bianco
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la gengiva
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la cima
09 Ott 2018
Dente del Gigante... Monte Bianco
Dopo il primo 4.000, inizi a pensare "ma se ne facessi un altro..."?! L'ambiente è spettacolare e le informazioni di quest'ultimi anni ti permettono di valutare il meteo in maniera abbastanza precisa.
Così inizi a fantasticare su quale cima fare ed ecco, fra le più fatttibili per preparazione e durata, apparire dal nulla il Dente del Gigante.
Comincia la solita tiritera del meteo: "si parte", "non ci sono le condizioni" e avanti così per qualche giorno fino all'ultimo per poi vedere la finestra buona ed ecco che si va... Direzione rifugio Torino 3.300mt.
In 5 orette siamo all'ottava meraviglia, la Skyway; la nuova funivia "rotante", un vero e proprio spettacolo ingegnieristico, mentre sale, ruota sull'asse facendoti godere il panorama a 360°.
Qui purtroppo ci si rende conto in maniera preoccupante del restringimento dei ghiacciai e si capiscono le numerose frane dovute al troppo caldo.
Ma l'abiente è ugualmente pazzesco: il Monte Bianco è lì davanti a noi, imponente e maestoso, affianco a lui un'ifinità di guglie spettacolari e alla nostra destra, un pò isolato, c'è lui, il Dente del Gigante.
Docile, con fragore più forte del tuono, la turba malvagia lo seguì passo passo fino alla gigantesca prigione che l’attendeva, nel deserto di ghiacci del Bianco. Ad uno ad uno gli spiriti vi entrarono, spinti da un’invincibile forza: e dietro l’ultimo di essi si richiuse, per sempre, la porta di roccia.
(Tratto da: “Il fiore del leggendario valdostano” di Tersilla Gatto Chanu Edizioni Emme/Torino)
La notte per me passa un pò lenta in quanto ho preso freddo durante il giorno e sto abbastanza male; confesso che più di una volta ho pensato di rinucciare, ma poi alle 4, al suono della sveglia, mi sento carico e quindi partiamo.
Il ghiacciaio è abbastanza veloce e i crepacci sono ben visibili, la zona granitica che ormai è sempre più ampia invece sembra quasi un labirinto, ognuno prende una strada, puntando alla "gengiva".
Da qui la parete soleggiata si apre a noi, la via è attrezzata con canaponi che dovrebbero agevolare i passaggi più duri (sensazione strana usarli), fortunatamente la parete è asciutta e si procede veloci.
Eccoci in cima, le nuvole purtroppo ci limitano la visuale, ma almeno fino all'ultimo tiro lo spettacolo è stato notevole.
Rientrati al rifugio, la gioia è grande, il sole splende nuovamente e da un'idea nata quasi per scherzo eccomi al secondo 4.000 in un mese.
Ancora grazie al nuovo amico e, mentre rientriamo, si può già pensare ad altre mete...
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