Cultura

04 Giu 2022


Il Cigno: arte, musica e folklore

L’eleganza e la beltà del cigno sono le caratteristiche che lo hanno collegato da sempre all’universo femminile e, per questo, affascinato l’uomo. Questo animale rappresenta la purezza, l’innocenza e l’amore. La sua figura emerge nel mito, nel folklore, nella religione e nell’arte. Infatti molti artisti come Leonardo e Michelangelo, ispirati dal mito, hanno creato diverse opere come dipinti e sculture con questo soggetto.

Tuttavia il cigno rappresenta anche la solitudine e la morte. Emblematico è il “canto del cigno”: si pensa che prima di morire, il cigno riproduca un canto melodioso.

Nella tradizione celtica, numerose sono le donne che si tramutano in cigno, riconoscibili da catenelle d’oro o d’argento che portano al collo. Le più famose sono le Valchirie: fanciulle guerriere che guidano gli eroi morti in battaglia verso il Valhalla (mondo celeste governato da Odino, divinità principale). La trasformazione in cigno può derivare anche da un maleficio, come accade nell’opera di Cajkovskij “Il lago dei cigni”.

Nelle fiabe, invece, a subire un incantesimo e ad essere trasformati in cigni sono i fratelli. Un esempio ci è fornito dalla fiaba dei Grimm “I sei cigni”. Nel racconto, una sorella sarà la sola che potrà aiutarli a ritrovare le loro sembianze umane, cucendo per loro sei camicie d’ortica.

Il cigno viene considerato dagli indiani d’America un animale totem, poiché simboleggia la facoltà di saper ricevere la fortuna portata dai cambiamenti. Questo significato è racchiuso nella fiaba di Handersen “Il Brutto anatroccolo”. Il protagonista viene deriso, escluso ed emarginato dagli altri animali della fattoria. Ma presto inizierà la sua trasformazione e con essa la rivincita. Scompare il triste e goffo anatroccolo e un meraviglioso cigno reale prenderà il suo posto. Per questo stesso motivo il popolo celtico pensava che questi uccelli fossero entità benevoli, da cui l’usanza di creare medaglioni d’argento con l'effige del cigno da portare al collo come porta fortuna.

Nel mito, Giove, padre degli dei, si trasforma in un cigno per sedurre l’affascinante regina di Tebe, Leda. I greci consideravano il cigno l’animale consacrato ad Apollo, ma anche ad Afrodite, quale simbolo della bellezza, dell’amore e dell’eleganza. La dea, infatti, è spesso raffigurata  su un carro trainato da questi splendidi uccelli.

La leggenda narra che la nascita del cigno avvenne sull’isola greca di Delos da un gruppo di cigni che cantavano melodiosamente, quindi fu dichiarato patrono dei poeti e musicisti. In India, le sue rappresentanti sono le ragazze cigno (Apsara), protettrici delle arti e della musica. Il collegamento del cigno con le arti musicali in particolare è fatto folklorico, conosciuto anche nel nord Europa. La leggenda narrava che durante il Medioevo i cigni si avvicinavano ai suonatori di arpa più talentuosi per ascoltarne la melodia. L’allegoria sacra rappresenterebbe il fatto secondo il quale, come i cigni si avvicinano ai suonatori, così Cristo, come cigno divino, si avvicina agli uomini in preghiera.

Nei bestiari medievali, il cigno appare come la personificazione dell’ipocrisia e dell’inganno, poiché il suo bel piumaggio bianco nasconde carne rossa: la sua natura. Nell’ambito della cavalleria germanica, invece, diviene emblema di grazie e eroismo. Un’immagine frequente è quella dei due cigni posti uno difronte all’altro con i colli intrecciati, che rappresentano la lealtà e la fedeltà coniugale; mentre sui blasoni nobiliari è l’emblema di coraggio e purezza d’animo.

Nella iconografia cristiana il cigno è collegato alla Vergine Maria e al Cristo crocifisso per il suo candido piumaggio e per la sua preferenza verso le acque limpide; mentre il cigno nero rappresenta un evento imprevedibile, inaspettato, che sta per fare breccia nella nostra vita.






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