Cultura
03 Set 2022
Il Gabbiano: custode del mare e simbolo di luce
Come l’aquila è la signora delle cime più alte (“L’aquila: sovrana dei cieli e simbolo del sole”), così il gabbiano è rappresentato come il custode del mare e di coloro che vi sono morti. Ecco perché, per i marinai rappresenta una sorta di totem. Il loro incontro segnala la terra, quindi la casa, la meta, l’approdo sicuro.
Con le sue enormi ali bianche, si innalza nel cielo, sopra le onde del mare, libero e sicuro sorvolando le tempeste. Così nei sogni diventa il simbolo del contatto profondo e intimo con la natura, della gioia di vivere, del coraggio di sfidare il vento, la capacità di comprendere ed accettare le esperienza della vita.
Con audacia si solleva verso la luce. Questo suo comportamento lo aiuta ad osservare il mondo dall’alto, da una prospettiva più ampia e completa. Ci insegna quindi a cambiare la visione della vita, poiché la soluzione dei nostri problemi è data dalla creatività. Ai nostri occhi il gabbiano appare simile ad una creatura libera, spensierata, leggera, capace di unire i tre elementi: acqua, terra e cielo.
La sua leggerezza, invece, dà speranza e calma. poiché le cose che si vedono ora negative potranno presto trasformarsi in qualcosa di favorevole.
La sua determinazione nel volo ci invita a provare il senso di indipendenza, di elevazione spirituale più alta dell’Essere. Uno status intrinseco raggiungibile solo se si è capaci di trovare la forza necessaria in noi stessi; quello stimolo positivo dettato dall’amor proprio e dalla contemplazione dell’orizzonte infinito.
I gabbiani vivono in gruppo e ci comunicano l’importanza di relazionarsi con la comunità. La partecipazione alla sfera sociale è indispensabile per il singolo e per il gruppo al quale si appartiene. Non bisogna aver paura degli altri e di cosa possono pensare.
I gabbiani sono i protagonisti anche del mito e della letteratura. L’antropologo e storico delle religioni scozzesi James George Frazer, ci indica un mito degli indiani Lilloet della Colombia Britannica. Essi consideravano il gabbiano come custode della luce del giorno. Secondo la leggenda, un gabbiano conservava gelosamente questa luce in una scatola e la usava a proprio piacimento. Un giorno un corvo (al quale le culture del Nord Ovest attribuiscono qualità di creatore), ingannandolo, riuscì a sottrargli la scatola e a liberarne la luce, rendendola disponibile per l’umanità.
In Campania, un’antica leggenda narra che presso Agropoli, nel corso del XVIII secolo, ci fu una pestilenza e molti capi di bestiame furono abbattuti. L’unico alimento diventò, grazie alla presenza del mare, il pesce. Per diversi giorni il mare risultò impraticabile, poiché in tempesta. Gli abitanti del luogo rischiavano di morire di fame. Preoccupati per le loro famiglie, tre marinai, con le loro piccole barche, decisero di salpare ugualmente. Giunti al largo, gettarono le reti ma un’enorme onda li sommerse. In cielo i santi Pietro e Paolo, impietositi dall’evento, trasformarono le anime di quei pescatori in gabbiani. Da allora, si pensa che il compito di queste creature, sia avvisare i pescatori che si spingono al largo dell’arrivo di una tempesta. In segno di gratitudine essi offrono loro cibo. Chi ne uccide o ne scacci uno, invece, incorre nell’ira del Signore.
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