
Cultura
05 Dic 2020
IL FORNO E IL FUOCO
Nell’articolo precedente abbiamo parlato dell’importanza del fuoco e del focolare domestico ovvero “la stanza del fuoco”, come afferma Piero Camporesi. Ora tratteremo dell’importanza del fuoco e del forno e degli accessori ad esso connessi.
Come nella realtà, le fiabe e la letteratura ci offrono le testimonianze di come veniva tenuto sempre acceso il fuoco nel forno in casa durante la giornata, ignorando i cicli stagionali. Esso dava vita alla cottura lenta del cibo e anche la legna consumata, divenendo brace e cenere rappresentavano metodi economici di cottura. Per tale motivo la prima preoccupazione quotidiana della famiglia era quella di cercare la legna per accendere il fuoco. La sua necessità era simbolo di sopravvivenza per tutto il nucleo familiare.
Dal punto di vista mistico, il fuoco veniva considerato collegamento dell’uomo con il cielo, poiché assumeva funzione ambivalente di distruzione e rigenerazione insieme: da una parte bruciava le anime dei dannati, dall’altra aveva la capacità di modificare ciò che era stato in passato e quindi fonte di rinascita.
Se dal punto di vista storico, il forno e il fuoco hanno contribuito allo sviluppo di vari metodi di cottura dei cibi e modernizzazione della società, si ricordi che nel periodo storico pre-industriale, ricopre importanza fondamentale anche un accessorio particolare: il paiolo, componente centrale del sistema alimentare contadino, adatto alla cottura degli alimenti. Posto sul fuoco continuamente acceso del camino, il paiolo in rame o in creta, rappresentava il contenitore con la funzione di contenere e bollire l’acqua. Essa rappresentava l’elemento base al quale si potevano aggiungere varie verdure, pane, sale, lardo o strutto per ricavarne poi ottime zuppe, brodi e minestre anche sostanziose che servivano per sfamare l’intero nucleo familiare, compresi anziani e bambini [1].
L’importanza dell’acqua che bolle incessantemente sul fuoco, si riscontra anche in alcune fiabe. In “Giacomino e il fagiolo magico”, Jacobs descrive come il protagonista, in una delle sue tante visite all’orco, vede “l’orchessa tornare con una gran secchia d’acqua da mettere a bollire”.
Camporesi afferma che il forno ricopriva, per la comunità agricola, un’enorme importanza e significato spirituale, in quanto “… nella mitologia contadina, era collocato in una dimensione rurale e magica e i rituali propiziatori presiedevano alla cottura del pane” [2]. Non a caso la strega, dei fratelli Grimm, nella fiaba di “Hansel e Gretel”, comunica alla bimba che prima occorre fare il pane. Un esempio del rituale del pane e della sua cottura nel forno ci è fornita dalla fiaba “Pane e Cacio” dello scrittore siculo contemporaneo Luigi Capuana. In questo racconto, i due protagonisti, per fronteggiare una carestia nel regno, inducono il re e la famiglia reale a preparare il forno e a impastare il pane: “Preparare la farina per una fornata di pane; la Regina setacciarla, le Principesse impastarla, il Re ardere il forno e infornare le pagnotte lievitate. Nello stesso momento, ardere i forni in tutte le case del regno, spazzarli col fruciandolo, tapparli e attendere. Appena cotta la fornata di palazzo reale, tutti i forni delle case del regno si sarebbero trovati pieni anch’essi di pagnottelle bell’e cotte”.
In questo caso il forno assume il significato di utero riscaldato e illuminato dal fuoco, dove il pane cresce e cuoce diventando prezioso cibo per tutti, dove la materia prima si trasforma e rinasce a nuova vita. Perciò il fuoco, custodito nel forno, dona egli stesso vita.
In alcuni racconti invece, il forno diventa luogo non di rinascita, bensì di tortura o morte, come accade per l’antagonista della fiaba di “Hansel e Gretel”: la strega, mentre controlla la cottura del pane, vi cade dentro, finendone bruciata. Tuttavia non bisogna tralasciare un particolare: Gretel, “(...) chiuse lo sportello di ferro e tirò il catenaccio”.
I forni di allora, assomigliavano a una piccola e angustia prigione. Lo sportello di ferro dava l’idea di essere una porta molto pesante, resistente alle elevate calorie che il fuoco raggiunge durante la cottura. L’uso del catenaccio invita a riflettere sul fatto che, una volta entrati, non si potrà più uscirne se non interamente modificati e rigenerati ritornando a nuova vita.
Si deduce che il fuoco e il forno, siano considerati i simboli della purificazione. Un concetto ripetuto da Basile, nella fiaba “Il principe Verdeprato”. Egli per punire le gelose sorelle della principessa che ama, le fa “murare entro un focolare, perché purificassero”.
Il fuoco poi ricopre un’importanza assoluta per l’umanità e la nascita della civiltà. Dal punto di vista leggendario si ricordi il mito greco secondo il quale, Prometeo, rubò agli dei il fuoco di Efesto e lo regalò agli uomini. Questi ben presto impararono ad usarlo in modo adeguato, elevandosi dal loro stato primitivo.
In altre circostanze invece, il forno diventa nascondiglio per il protagonista, come accade nella fiaba di Jacobs, dal titolo “Jack (Giacomino) e il fagiolo magico”. In questa narrazione, il protagonista viene nascosto dalla moglie dell’orco antropofago nel forno della cucina. In questo modo la struttura diviene il luogo di salvezza dell’eroe, il posto sicuro che protegge e nasconde per salvarsi la vita.
L’elemento che dà vita al fuoco per cucinare e riscaldare è la legna. Essa diviene indispensabile per alcune attività essenziali per l’uomo e per tali motivi viene cercata e conservata in piccole quantità anche in casa. Tutti i componenti della famiglia erano impiegati nella sua ricerca, compresi i più piccoli per i quali spesso veniva associato al un gioco e gli anziani.
La sua centralità emerge anche nei racconti folklorici, dove spesso si trovano personaggi che si allontanano da casa in cerca di legna. Nella fiaba “L’oca d’oro” di Afanasyev, i fratelli e il protagonista si allontanano da casa per “fare legna”. In altre situazioni l’azione di tagliare legna diveniva un reddito vero e proprio e quindi un lavoro per sfamare il nucleo familiare. La testimonianza ci viene dal racconto “La Figlia di Maria” dei Grimm, dove si narra che il padre della protagonista era un taglialegna.
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