“Scopri l’isola”. Intervista a Lorena Gava

Sabato 4 novembre nella sala esposizioni del Municipio di San Vendemiano, si è aperto il sipario su una rassegna d’arte speciale, esplosiva, che resterà aperta al pubblico fino al 19 novembre.

Abbiamo intervistato Lorena Gava - critico, storico e insegnante di Storia dell’Arte - che con indiscutibile competenza e spiccata sensibilità ha curato la presentazione della rassegna.

Dott.ssa Gava, a cosa allude il titolo della mostra?
Il titolo della mostra allude alla scoperta di “un tesoro” inaspettato. All’idea di isola, associamo la meraviglia, lo stupore. Questa mostra in fondo è una rivelazione, nel senso che di fronte ai 100 e più lavori di pittura, abbiamo modo di incontrare le anime e le espressioni dei protagonisti.
 
Chi sono i protagonisti?
Si tratta di 32 persone con disabilità che hanno accettato di effettuare un’esperienza laboratoriale di discipline pittoriche. Divisi in 4 gruppi e coordinati dalla pittrice Raffaella Camarotto, ogni gruppo ha seguito 4 lezioni, durante le quali hanno dato prova di una sempre maggior autonomia e intraprendenza. Ma al di là dei risulati finali sicuramente apprezzabilissimi, quello che più conta è il processo laboratoriale, la dinamica della realizzazione.
 
Che cosa mette in moto il processo creativo?
L’espressione artistica facilita la riabilitazione cognitiva, il miglioramento della vita. L’atto creativo permette l’accesso ad aree inconsce, oscure e nascoste, soprattutto per coloro che non utilizzano il linguaggio come mezzo di comunicazione ed espressione abituale. La pittura è un medium eccezionale che da sempre permette di avvicinarsi a quell’universo di emozioni interiori che rischia di rimanere celato o sommerso.
 
Se è vero che l’arte è espressione di un universo interiore, significativa è l’assoluta mancanza delle tonalità del nero… 
Il fatto che nessuno degli attori abbia scelto il colore nero ma solo e quasi sempre una gamma di tinte vitali e assordanti, ci racconta di un mondo interiore sereno, ricco, vivace. In una parola sola: bellissimo. L’immagine permette di dribblare la parola quando questa è carente ma anche quando manca. Allora ecco che l’immagine diventa forma e pensiero e può raccontare e quindi rasserenare e confortare.
 
I ragazzi mentre dipingevano sono stati fotografati e ripresi da Diego Silvestrin. Che cosa raccontano le foto e i video che trovano spazio, assieme alle opere, nella mostra?
Come dicevamo si è trattato di un lavoro in equipe: la storia dell’arte ci insegna che l’opera molto spesso è frutto di un lavoro collettivo, basti pensare alle antiche botteghe rinascimentali, in primis a quelle venete, o, in anni più vicini a noi, alle esperienze legate ai gruppi cinetici o optical degli anni Sessanta-Settanta, in cui era fondamentale l’apporto di più esperienze. Lo straordinario filmato curato da Diego Silvestrin che documenta le varie fasi operative mette in luce una collaborazione eccezionale e conferma come mani, pennelli e gesti siano diventati bacchette magiche volte a trasformare il sintomo in segno, la scarica in espressione, lo sguardo in gesto materializzato.
Ecco allora come tutte le opere, alcune delle quali anche “in aggetto per la stratificazione di veline colorate e incollate”, ci parlano dei loro autori, dei loro caratteri. Una galleria quindi di ritratti personali e collettivi in una fantasmagoria di luce e di colori, specchio di tante anime e di altrettanti occhi.
 
Orari di apertura della mostra:
Venerdì 15.30 -19.00
Sabato 15.30-19.00
Domenica 10.00-12.00 / 15.00 -19.00

Info: 0438 408971






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