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Salendo a Punta Anna
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Verso il Bus della Tofana
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Panorama verso i Lastoi di Formin e il grupo Croda da Lago
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Tofana di Mezzo
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Il secondo "bus" salendo alla cima
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Punta Anna, Bus de la Tofana e Tofana di Mezzo
Questo week-end, avendo un coprifuoco stretto, abbiamo approfittato per fare un itinerario breve ma di soddisfazione: 7/8km per 1.200mt di dislivello circa.
Partiti alle 6.30, raggiungiamo il Rifugio Di Bona in auto. Da lì, alla nostra sinistra la splendida Tofana di Rodes con la sua moltitudine di vie e la facile ferrata Lipella, alla nostra destra il sentierino che ci porterà in breve al Rifugio Pomedes e poi all'attacco della ferrata per Punta Anna.
La maestosità di queste montagne ci fa sentire veramente piccoli... Pensare che qui sono morti migliaia di alpini, Italiani e Austriaci, che hanno combattuto strenuamente tra pareti per loro praticamente inviolabili, data l'attrezzatura del tempo e le numerose valanghe dovute alle copiose nevicate del tempo, banalizza i nostri "sforzi" con zainetti da qualche chilo e scarpette "super tecniche".
Basti pensare a quanta fatica hanno fatto gli Italiani a conquistare l'intero blocco delle Tofane, dapprima il Lagazuoi tramite la cengia Martini e Punta Berrino che prendono i nomi dai rispettivi generali che hanno guidato l'assalto, poi Cima Bois e Tofana di Rodes, ma in mezzo resisteva la postazione austriaca del Castelletto, una fortezza quasi inespugnabile.
Dopo numerosi tentativi e mesi di scavi, l'11 luglio 1916 gli Italiani fecero brillare delle mine con una carica esplosiva di circa 35 tonnellate, riuscendo così a conquistare quel che resta oggi del Castelletto.
Da lì il passo fu breve: rafforzarono l'invasione della Val Travenanzes, conquistarono il cosiddetto "majarié" tra le Tofane di Rozes e di Mezzo, raggiunsero la Tofana di Dentro. Il fronte sul massiccio rimase in stallo fino al novembre del 1917, richiamato poi sulle zone del Grappa, dopo la disfatta di Caporetto.
La ferrata è bella e molto frequentata. Arrivati a Punta Anna, proseguiamo in direzione Bus de la Tofana. Qui, poco prima di raggiungerlo, c'è un espostissimo traverso, dove gli unici appigli (untissimi) sono per i piedi; il passaggio richiede un notevole sforzo fisico, va fatto tutto di braccia tenendosi sul cavo.
In breve, aggiriamo i para valanghe (vecchio itinerario di salita). Con l'aiuto di scalette e qualche passo sempre esposto, arriviamo a quota 3.000 mt. Qui si inizia a sentire la fatica per via della rarefazione dell'aria, ma con passo calmo e costante, chiudiamo anche gli ultimi facili 200 mt, arrivando a 3.233 mt, sulla cima della Tofana di Mezzo.
Volendo si potrebbe arrivare anche alla Tofana di Dentro ma ci richiederebbe troppo tempo sforando con l'appuntamento della sera, così ci godiamo il sole ed il panorama per poi scendere.
Da qui ci sono varie opzioni di rientro: tramite 2 tronconi di funivia e una seggiovia che ci riporta al Pomedes e da lì un facile sentiero, oppure dal primo troncone tramite il sentiero attrezzato Olivieri, o ancora dal secondo spezzone si può risalire verso il Pomedes e poco prima prendere una traccia che resta più o meno in quota e riporta al rifugio Di Bona.
Visto le tempistiche, optiamo per la prima soluzione e velocemente siamo nuovamente all'auto. Il giro è spettacolare, l'ambiente è grandioso; peccato la troppa frequentazione gli tolga un pò di fascino. La salita non è banale richiede resistenza fisica, passo sicuro e assenza di vertigini.
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