Storia degli animali da cortile, risorsa delle nostre tavole

Ci sarà capitato almeno una volta di aver visto oche, galline, anatre, scorrazzare nel “cortivo”, quando eravamo più giovani. “Cortivo” è lo spazio attorno alle case di campagna, non l’odierno giardino.

Chi viaggia o per affari o per divertimento, sicuramente si accorge che l’Italia ovunque viene associata a buon cibo, ottimi prodotti, clima mite etc., tutti elementi positivi che incuriosiscono le persone e che le spingono a viaggiare e a visitare il Bel Paese. Il cibo, del resto, è un mezzo identitario, che favorisce il senso di appartenenza ad un territorio. Nutre tutto il nostro corpo, migliora la salute, incrementa il benessere ed alimenta emozioni.

Paragonando l’Italia ad un brillante, possiamo affermare che essa è ricca di sfaccettature e peculiarità che trovano nell’enogastronomia locale l’espressione di questa ricchezza. Ricchezza che cresce grazie anche al recupero o alla valorizzazione di piatti tradizionalmente poveri in cui gli animali da cortile sono l’elemento di base.

Si pensi che galli e galline sono animali da cortile che l’uomo ha utilizzato fin dall’antichità sia in tavola sia nel vissuto. Infatti, ricordo un detto popolare “Meglio un uovo oggi che una gallina domani”. Sono giunte fino ai giorni nostri alcune documentazioni in cui Esopo annovera tra le sue storie le galline in grado di difendersi da predatori più astuti. Un’altra testimonianza ci giunge da un’opera in argento dorato dove sono raffigurati una chioccia con alcuni pulcini passata alla Storia come: “La pitta (gallina) di Teodolinda” visibile in un museo milanese.

Altri animali che possiamo vedere nel cortile sono l’oca e l’anatra. L’oca viene apprezzata in tavola, specialmente in alcuni Stati come la Francia, la Germania, l’Inghilterra, la Russia e l’Italia. Ad esempio in Umbria, Marche e Romagna viene mangiata durante la ricorrenza di Ognissanti, in Lombardia viene cucinata a San Silvestro. Riscuotono un certo successo i ragù d'oca o d’anatra, ma anche arrostite e farcite in molti modi, alcuni anche bizzarri sono una prelibatezza. Diverse sono le tipologie di oche esistenti e nel Bel Paese è possibile imbattersi nella c.d. oca italiana o romagnola più comunemente conosciuta come oca di Roma. La storia narra che quando queste oche vennero portate in Spagna per l’esposizione mondiale del 1924 alcuni visitatori chiesero se quella razza avesse salvato Roma dalle truppe galliche del 382 a.C. Secondo Lucrezio le oche che salvarono Roma erano bianche, secondo Virgilio erano argentee; probabilmente la questione non verrà mai risolta.

Fonti giunte sino a noi sostengono che l’anatra venisse allevata nel sud dell’Asia fin dal 500 a.C., un’altra tipologia di anatra, molto più grande della precedente, venne notata in America del sud ma anche in Europa durante il XVI secolo.

I Romani inizialmente tenevano oca e anatra come animali da compagnia solo successivamente le utilizzarono come alimento. Molto spesso oche e anatre convivono pacificamente e si mescolano le une con le altre nei medesimi ambienti. Entrambe hanno bisogno di ambienti con molta acqua. Questo anche per motivi igienici intrinsechi agli animali.

Altro animale da cortile è il tacchino e nell’immaginario collettivo viene associato ad una ricorrenza americana: il giorno del Ringraziamento, il quarto giovedì di novembre. Storicamente, i primi riferimenti ci giungono dal Messico nel periodo compreso tra il 700-200 a.C. e venne apprezzato, per la sua carne e per le sue penne che servivano come ornamento nei copricapi dagli Aztechi. Il tacchino venne importato in Spagna da Colombo e da qui si diffuse in tutto il continente europeo. 

Questi animali da coRtile di poche pretese ed in grado di riprodursi facilmente sono stati nell'ambiente sociale italiano del dopoguerra una risorsa importante per sfamare le persone. Dall'epoca ci giungono ricette tradizionali in grado di emozionarci ancor di più se siamo in grado di associare al prodotto gastronomico la storia e la tradizione da cui derivano. 










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