Dostoevskij, compagno di viaggio

Omaggio al grande scrittore russo, a 200 anni esatti dalla nascita.

Scriveva di notte, quando cala il silenzio, le luci si spengono, rimane l’uomo con le sue domande di senso… La sua penna scorreva esplorando l’abisso, dentro, fuori, qui, aldilà. Non si capisce perché una cosa accada o non accada, qual è il confine tra il male e il bene. Tutto pare assurdo, insensato, insignificante, indifferente. Eppure c’è, nelle pieghe della realtà, una luce: radiosa Bellezza, capace di muovere la storia e di innalzarla verso il cielo; ritratto evangelico del mite, che sfida il sorriso dei cinici e la scaltrezza dei potenti con sovrana semplicità d’animo e inscalfibile bontà di cuore. Il divino – pare dirci Dostoevskij – sempre si manifesta nel quotidiano, a chi lo cerca.

E nascono dei capolavori, quali I demoni, Delitto e Castigo, I Fratelli Karamazov, che sono espressione appunto di ricerca, di un animo inquieto e per questo veramente umano. Che fare di questa vita? Come armonizzare corpo, cuore, ragione, sentimenti, realtà, desideri? Perché si soffre? Sono questioni, irrisolvibili, che interpellano l’uomo in ogni luogo e in ogni tempo. Ecco perché certi autori ci prendono per mano e ci accompagnano per tutta la vita! Con Dostoevskij posso abitare le domande, senza dover fuggire o sentirmi strana, e scoprire che, in fondo, domandare, è già cercare, pregare, ricevere, trovare[1].

La complessità in Dostoevskij non è mai negata o risolta in precetti. È proprio nella complessità che si gioca la mia libertà. Posso dare alla vita la forma dell’amore o quella del potere, moltiplicarla o dominarla, in base a quel che scelgo: libera “per” (abbracciare la realtà, persone e cose) o libera “da” (tutto ciò che non sono Io)? Non è nemmeno facile scegliere, perché vivono in me tensioni contrastanti: voglio amare ed essere amata, infinitamente, ma non so come fare, non ci riesco…

E allora mi giungono consolanti le parole di padre Zosima da I fratelli Karamazov: «Amate l’uomo anche nel suo peccato, giacché proprio questo è l’amore divino e la forma suprema dell’amore sulla terra. Amate l’intera creazione come ciascun granello di sabbia. Amate ogni fogliolina, ogni raggio divino. Amate gli animali, amate le piante, amate ogni cosa. Se amerete ogni cosa, in ogni cosa coglierete il mistero di Dio. E una volta che lo avrete colto, lo comprenderete ogni giorno di più. Arriverete, finalmente, ad amare tutto il mondo di un amore totale».

Ecco che la libertà è un esercizio: com-prendere, con tatto e gentilezza, ogni giorno, un pezzetto di realtà in più. È una scelta a cui la realtà risponde sempre, a modo suo.

La Bellezza salverà il mondo.

---

[1] Alessandro D’Avenia, Invito a cena con Dostoevskij, Corriere della Sera (Ultimo Banco) 8 novembre 2021.






ABOUT AUTORE





Utilizzando il sito web, accetti il nostro uso dei cookie, per una tua migliore esperienza di navigazione. Maggiori informazioni Ok