Letteratura
08 Ago 2022
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Il libro di Andriy Shevchenko: Forza Gentile
Schevchenko è uno di quei giocatori di calcio che ispirano subito simpatia: semplice, quasi timido, educato, viene da una terra povera e per di più segnata dalle vicende di Chernobyl, che lui stesso ha vissuto sulla propria pelle, benché da bambino, quando fu portato via da quelle zone, assieme ad altri 1500 suoi coetanei, presso strutture di accoglienza lontane. Ma a lui bastava il pallone.
Parte da qui il racconto biografico che Andriy ci dona in questo libro con la collaborazione del giornalista Sky Alessandro Alciato. Ed è un racconto vero, sincero, bello e appassionante (soprattutto per i milanisti, ma non solo), il racconto di chi ha voluto con forza realizzare un sogno e ha fatto davvero di tutto per viverlo come una missione. Bravo e fortunato, capace di convincere i genitori di lasciargli tentare la carriera calcistica quando ormai si profilavano possibilità più modeste, ma assai più sicure.
Il tutto accanto ad aneddoti gustosi, come quando per entare ad una scuola militare avrebbe dovuto superare un esame di …… calcio! E il giovane Andriy fu bocciato da quegli (pseudo) intenditori.
Già da bambino sentiva che il suo destino sarebbe stato quello del calciatore, fin da quel marzo 1986, quando fu selezionato per entrare nei piccoli della Dynamo: il tempo di qualche allenamento poi saltò in aria il reattore numero 4 nella centrale nucleare di Chernobyl. Non è stato un ambiente facile, quello della sua adolescenza. Degli amici con cui è cresciuto ne sono rimasti vivi pochi. Droga, alcol, armi: ecco i loro killer. Lo sport e la sua famiglia, sempre presente, gli hanno indicato la via. La svolta vera, il 5 novembre 1997, a 21 anni: una tripletta entrata nella storia, contro il Barcellona al Camp Nou. Risultato delle cure del suo primo vero allenatore, il colonnello Valerij Lobanovskij, che ne ha sgrezzato il talento puro prima dell'arrivo al Milan.
Gustoso è il racconto del percorso che lo ha portato a Milano grazie a Braida e Galliani che avevano ben intuito tutte le sue potenzialità. Galliani pagò con la polmonite un blitz per vederlo giocare in inverno in Ucraina a temperature polari.
E poi ecco il rapporto con Berlusconi che intervenne a favore del papà del calciatore, gravemente cardiopatico e bisognoso di trapianto: sono nati nello stesso giorno, il 29 settembre: segno del destino.
Troviamo poi descritti i rapporti con i colleghi calciatori, da Albertini che gli insegnò a cucinare la pasta, il risotto alla milanese, la proverbiale cotoletta; Costacurta che si interessò del suo vestiario e lo avvicinò ad Armani, e poi Maldini, il più grande di tutti.
E ancora il rapporto tutto speciale con la nazionale ucraina, di cui oggi Scheva è diventato allenatore, che dice dell’amore per la sua terra. Giocò partite segnando gol in condizioni fisiche assai precarie e anche pericolose per la sua stessa salute.
La sua famiglia, la moglie americana Kristine, i quattro figli.
I successi sportivi con il Milan e con il Chelsea e poi quel rigore che tutti i milanisti ricordano ben impresso tra mente e cuore: Old Trafford, Manchester, 28 maggio 2003. Lo sguardo rivolto più volte verso l'arbitro, rincorsa lunga e gol. Il rigore decisivo contro la Juventus, in una finale di Champions League tutta italiana.
Il Pallone d'oro vinto nel 2004, ha realizzato una profezia che Braida gli fece quando firmò il contratto del quale Scheva non guardò neppure l’ammontare, tanto era felice.
Quando si è trasferito al Chelsea, Berlusconi gli ha detto: «Ti lascio andare per la tua felicità. Però sai anche che, tutti noi, vogliamo che tu resti. Il Milan è casa tua». Ha avuto quattro enormi amori calcistici: la Dynamo Kyiv, il Milan, il Chelsea e la Nazionale ucraina. La sua è sempre stata una forza gentile, capace di sopportare incidenti anche seri come le numerose fratture al volto dopo una partita con il Cagliari, o i problemi seri alla schiena che lo costrinsero poi a 36 anni a lasciare il calcio giocato.
Scheva è l’immagine di un calcio pulito che appassiona, fa parte di quei giocatori che piacciono a tutti, come Zanetti, Zoff, Totti, Platini, Del Piero, Pelè e altri. Sono un po’ gli idoli di tanti bambini e giovani che ne vogliono seguire le orme, anche per i valori morali di cui appaiono portatori, valori che lo sport, non solo il calcio, deve tornare a trasmettere.
Andriy Schevchenko, FORZA GENTILE, Baldini & Castoldi, Milano 2021, pp. 304, € 18
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