Letteratura
26 Ago 2019
DUE EMISFERI A CONFRONTO
In un mondo che urla, l’ipersensibilità è un dono sottovalutato. Con il suo libro “Mi dicevano che ero troppo sensibile”, Federica Bosco – autrice ipersensibile di successo, che ha trovato nella scrittura (scelta di vita creativa) il miglior modo per realizzarsi, senza diventare altro da sé – ci introduce tra i chiaroscuri di un universo poco esplorato.
Essere sensibili non è un compito facile. Una persona sensibile si affida troppo spesso alla parte del suo cervello chiamata “emisfero destro”, ovvero quella emozionale, intuitiva, istintiva, tende a rimanerci male con poco e non accetta le ingiustizie che le si presentano davanti. Al contrario, poche volte ascolta il suo cosiddetto “emisfero sinistro”, ovvero quello lineare, numerico, razionale.
Per questo viene automatico paragonare la sensibilità alla poca forza, perché si sa, chi è sensibile si spezza prima. In realtà, chi è sensibile difficilmente si spezza, perché è così capace di vedere le cose da diversi punti di vista, che trova la chiave positiva anche in situazioni in cui sembra non ci sia, e riesce così a darsi lo slancio e ripartire.
Mentre l’emotivo parte dal presupposto che il mondo sia formato dai valori in cui lui stesso crede, il razionale sa che non è così. E mentre il primo si sente sempre in dovere di fare qualcosa per cambiare quelle eccezioni che troppo di frequente diventano regole, il secondo analizza ogni situazione e, pur non condividendola, alla fine la accetta così com’è, nonostante si discosti dal suo pensiero.
Gli “emisferi destri” hanno tanto da insegnare quanto gli “emisferi sinistri”, perché in ogni occasione serve il giusto equilibrio tra cuore e mente, tra impulsività e ragionamento, tra eccezioni e regole.
Si può dire che la sensibilità sia un pregio quando permette di non arrendersi, di cercare il bene e di pretenderlo, di infastidirsi davanti alle scorrettezze. Diventa invece un difetto quando le emozioni prevalgono sulla lucidità tanto da sbagliare, da far sentire troppo il peso sulle proprie spalle, come se la responsabilità sia sempre tutta nelle proprie mani. Dall’altra parte, il pensiero razionale permette di arrivare alla soluzione più logica senza starci male, ma lo fa in modo freddo e distaccato.
Allora come si può arrivare al giusto equilibrio?
Per capirlo basta un semplice esempio. Una nuvola può essere vista come un insieme di minuscole particelle sospese nell’atmosfera, oppure può essere associata a un ricordo, a un sogno, a una persona che non è più al nostro fianco. E nessuna di queste è errata, semplicemente la prima è frutto di studi scientifici, le altre invece di interpretazioni personali e soggettive. E se la felicità sta nei momenti, forse ci sono momenti in cui per stare bene abbiamo bisogno di vedere in una nuvola solo un complesso di elementi chimici, filtrati dal nostro “emisfero sinistro”, altri invece in cui sentiamo la necessità di aggiungere qualcosa di più profondo, scaldato dal nostro “emisfero destro”.
La sensibilità è quindi una risorsa preziosa, è un bagaglio pesante da maneggiare con cura, permette di amplificare ogni cosa e di sentire dentro ciò che si ascolta fuori, porta una sana positività e una capacità innata di non far sentire mai gli altri sbagliati, ma per il bene di noi stessi deve essere mediata dalla giusta razionalità, che non ci faccia mai dimenticare il nostro valore.
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